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Simonetta Giovannini
Alla luce di un episodio recente, avvenuto a Bolzano, vorrei introdurre una riflessione sul tema del gender e sui possibili usi di questo concetto.
Un’iniziativa discutibile
Si è trattato di un infuocato dibattito sull’argomento, dovuto alle proteste di un gruppo di genitori per la scelta dell’Intendenza scolastica di far rappresentare a teatro, tra gli spettacoli destinati agli alunni di scuola media, la pièce Fa’afine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro, per la regia di Giuliano Scarpinato.
Lo spettacolo proporrebbe la storia di un ragazzino che non riesce a identificarsi pienamente e costantemente con nessuno dei due generi codificati, maschile e femminile; quando s’innamora di un compagno capisce che l’alternanza non gli basta e che vorrebbe appartenere a entrambi.
Il dibattito è stato greve, comprensivo di illazioni insultanti e fuori luogo sull’orientamento sessuale del regista e di parole altisonanti (Scienza, Natura, Realtà), chiamate in causa a sostegno di una visione inconsapevolmente fobica ed essenzialista della questione. Si è maschi o femmine, Natura ce lo impone, la Scienza lo conferma, la Realtà non prevede dubbi o alternative.
Il dibattito è stato anche surreale perché lo spettacolo non l’aveva visto nessuno dei partecipanti, a parte il suo autore e il direttore artistico del Teatro stabile di Bolzano. Infatti, alla richiesta di poter vedere anticipatamente la rappresentazione, avanzata da alcuni genitori all’Intendenza scolastica, si ...