Marc Chagall, Crocifissione bianca (1938), part. Chicago, Art Institute.

LA QUESTIONE ECUMENICA IN RELAZIONE AL POPOLO EBRAICO

Gianfranco Bottoni Marc Chagall, Crocifissione bianca (1938), part. Chicago, Art Institute. La “questione ecumenica”: vorrei pensarla e seguirne fatti ed eventi non tanto per considerare avanzamenti o arresti nel cammino del movimento ecumenico, quanto per porre interrogativi sulle sue profonde motivazioni e reali prospettive, non sempre messe sufficientemente a fuoco. Ritengo infatti che ci si debba convincere che non c’è una questione ecumenica da trattare a valle della questione di Dio e della sua rivelazione nella storia biblica dell’alleanza. Quasi che il lavoro ecumenico consistesse soltanto nel ricomporre incidenti intercorsi nella storia della cristianità. Un movimento ecumenico teso a sanare incidenti di percorso della storia religiosa delle diverse tradizioni non è certo da respingere. Ma resterebbe di poco conto e di discutibile esito. In esso in gioco c’è molto di più. La relazione con il popolo ebraico Come dunque affrontare e seguire la questione ecumenica in termini che non siano quelli di un ecclesiocentrismo teso soltanto a ricostruire l’unità perduta della cristianità, concesso e non ammesso che sia mai realmente esistita? Penso che ci si debba mettere in ascolto del progetto di Dio e della sua manifestazione nell’ “ultimo Adamo” datore di vita (cfr 1 Co 15,45). Egli è l’uomo nuovo che, in quanto “luce delle genti” e “gloria di Israele” (cfr Lc 2,32), “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione” (Ef 2,14). Per la rivelazione biblica di Dio due sono le polarità della ...

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