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Christian Albini
Ci ha insegnato e riconoscere i ciclopi, i barbari, e oggi abbiamo ancora bisogno della sua parola che scava in profondità, del suo sguardo visionario.
Il 31 gennaio 1915, a Prades (Francia), nacque Thomas Merton, approdato alla fede cattolica e alla vocazione monastica dopo una giovinezza cosmopolita, ricca di esperienze, ma anche travagliata.
Un esploratore del cuore dell’uomo
È stato una delle maggiori personalità spirituali del XX secolo e ha vissuto il passaggio da una fede estranea al mondo moderno a un cristianesimo che abita dentro la storia in comunione con l’umanità e i suoi fermenti, a partire dalla contemplazione e dall’esperienza eremitica. Merton era il solitario e marginale che guardava dentro il cuore dell’uomo e della società planetaria. Scrittore e poeta, con la sua vasta opera – la quale, di fatto, è una monumentale autobiografia spirituale – ha ispirato milioni di persone facendosi pioniere e viandante lungo le strade di regni sconosciuti: la pace, l’ecumenismo, l’incontro tra le religioni, ma soprattutto la ricerca di una spiritualità pienamente umana, al di là dell’irrigidimento di forme e devozioni religiose in cui la consuetudine rischia di prevalere sull’autenticità della relazione con Dio e con gli altri.
Nell’occasione di questo centenario, vale la pena di soffermarsi su uno degli aspetti più rilevanti, e a suo tempo controversi, della ricca elaborazione mertoniana, quella riguardante la pace e la nonviolenza. I recenti fatti di Parigi ...