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Franco Ferrari
La Riforma. E’ la grande attesa che tutti abbiamo nei confronti dell’azione di papa Francesco. Infatti, pur nell’accoglienza positiva dello stile e della comunicazione del nuovo vescovo di Roma, l’incertezza e la prudenza sembrano caratterizzare le opinioni, al riguardo, di diversi commentatori e dell’intellighenzia.
Le due riforme
Eppure, nell’azione di rinnovamento papa Francesco si può fare forte sia di quanto è emerso dalle Congregazioni generali dei cardinali, preparatorie al Conclave, in cui la Curia romana è stata sottoposta a valutazioni fortemente critiche, sia di un’elezione che sembra essere stata quasi plebiscitaria.
La prudenza nasce dal fatto che non ci sono state fino ad ora dichiarazioni programmatiche e, soprattutto, dalle prevedibili resistenze della Curia. Come si sa ogni istituzione tende a resistere al cambiamento. Non a caso Accattoli, sul Corriere della sera, già il 30 marzo, osservava: “Bergoglio dà per scontato che ‘bisogna riformare’. Ma sa che l'argomento è tabù ai piani alti della Chiesa. E dunque non ne parla. Finché non dirà nulla possiamo immaginare che qualche riforma potrà farla”.
La riforma di cui sempre ha bisogno la Chiesa, in modo particolare oggi, è duplice: da un lato, un profondo adeguamento delle strutture, sia del suo governo centrale, sia delle forme di partecipazione che si esprimono attraverso la sinodalità e la collegialità; dall’altro, una riforma interiore che riguarda molto gli uomini di curia, ma anche vescovi, presbiteri, ...