UN PONTE CON MOLTE ARCATE
Chi ha un po’ di dimestichezza con quanto scritto, negli ultimi venti anni, sui rapporti fra Chiesa Cattolica e persone omosessuali, potrebbe restare inizialmente deluso leggendo le pagine di questo libro: esse non affrontano alcun problema concettuale, teologico o antropologico; non interpretano i passi della Scrittura in modo nuovo, non indicano alcuna direzione al Magistero Vaticano.
In apparenza, potrebbe sembrare un libro inutile, o addirittura nocivo, per i suoi silenzi, alla causa di liberazione dei cattolici LGBT, che attendono con ansia -e qualche volta con sofferenza- un reale cambiamento della dottrina. Esistono, in effetti, contributi più incisivi e ricchi sul piano dei contenuti, come spiega Migliorini nella postfazione.
Un approccio nuovo
Ma se continuiamo a leggere, o se leggiamo il libro più di una volta, ne potremo cogliere il reale spessore e il valore. Lo stile semplice e sorridente (va elogiata la traduttrice che ha saputo mantenere questi pregi anche in italiano) non è solo il riflesso della personalità dell’autore, ma anche una precisa scelta ecclesiale, direi quasi di politica ecclesiale: è il modo concreto per dimostrare che un approccio diverso (alla questione, ma soprattutto alle persone) è possibile, ed è un approccio che non mortifica, non umilia, non disprezza.
È l’approccio di chi sa ascoltare e rispetta, di chi sa accogliere ed apprezzare i germi di bene presenti in ogni persona; è lo stesso approccio di papa Francesco, che scaturisce direttamente da Gesù Cristo e per questo dovrebbe diventare lo stile della Chiesa quando si pone di fronte ai fedeli LGBT. Essi, in quanto battezzati, ne sono parte: lo Spirito che hanno ricevuto ne fa figli, re, profeti e sacerdoti al pari di tutti gli altri fedeli.
Ascolto, dialogo, accoglienza
Martin viene criticato da entrambe le sponde del ponte: dai cattolici conservatori, che deprecano ogni forma di apertura verso le persone omosessuali, come dai fedeli LGBT, che si sarebbero aspettati un contributo più incisivo, un attacco più diretto al cuore del problema, che riguarda sia la dottrina sia il potere della Chiesa. Eppure, lo scopo di Martin è un altro, e dipende dalla capacità di ascoltare con saggezza i segni dei tempi.
Martin è ben consapevole che non sarà la rivendicazione rabbiosa ad abbattere i muri e a rinnovare la Chiesa, ma i toni pacati, l’ascolto reciproco, il dialogo, l’accoglienza. In attesa che arrivi, nei tempi e nei modi della storia della Chiesa, una nuova riflessione morale e teologica – di cui già è possibile, tuttavia, cogliere i germi – la cosa importante è aprire e mantenere aperto un canale di comunicazione fra due comunità da tempo separate, dolorosamente separate, ma nello stesso tempo piene di doni di Grazia l’una per l’altra.
Ecco perché il vero pregio del libro di Martin va colto sul piano del metodo, cioè il tentativo di costruire una modalità per tenere in contatto le persone, per creare reciproca fiducia e comunione, come Gesù faceva con tutti coloro che incontrava, anche se considerati impuri dai potenti della società.
Accogliere e consolare
Tale progetto è espresso da Martin in modo placido ed ordinato, seguendo in modo coerente le indicazioni del Catechismo: rispetto, compassione, sensibilità. In questo contesto, alcune pagine colpiscono in particolare, anche per la loro capacità evocativa e quindi per la bellezza letteraria: il ricordo della strage di Orlando (p. 17); la sensibilità dei fedeli LGBT (p. 19); l’importanza del nome come segno di rispetto per l’identità altrui (p. 28); il ritratto di quei cristiani in apparenza intransigenti, ma che in realtà nascondono profonde ferite personali (p. 53). Sono solo alcuni dei passi che emozionano, e lo fanno perché scaturiscono dall’esperienza reale, cioè da quella capacità di immergersi nella vita delle persone e di ascoltarla che Martin raccomanda come autentico stile pastorale, ispirato direttamente a Gesù.
Senza intaccare la dottrina, Martin suggerisce quindi che i fedeli LGBT andrebbero accolti nella Chiesa che è la loro casa e, possibilmente, consolati per tutte le sofferenze loro ingiustamente provocate. Questo messaggio, che forse può sembrare scontato a chi ha già percorso un po’ di strada in tal senso, risulta invece profondamente innovativo per chi non si è mai trovato vicino al problema e a chi lo vive dolorosamente; non solo le persone LGBT, ma anche i loro genitori, familiari ed amici, e Martin ha per loro parole di sincera cura, come peraltro anche il papa in Amoris Laetitia.
Non dovrebbe sfuggire nemmeno la ricchezza della seconda parte, quella in cui Martin fornisce un’ampia selezione di brani biblici e di spunti di meditazione per la preghiera: poiché è dalla preghiera che nasce il rinnovamento autentico della Chiesa.
Questioni che restano aperte
Il testo, tuttavia, lascia aperte alcune questioni, non solo teoriche. Come fa notare Migliorini nella postfazione, un buon metodo è senz’altro il miglior modo per partire, ma il cammino della Chiesa dovrebbe poi proseguire verso una seria riconsiderazione dei nodi esegetici, teologici, morali ed antropologici: altrimenti le due comunità, una volta incontratesi sul ponte che avranno faticosamente costruito e percorso, ciascuna per la propria parte, rischieranno di non avere nulla di nuovo da dirsi, di non sapere esplorare il territorio l’una dell’altra o, nella peggiore delle ipotesi, di sentirsi nuovamente attaccate. Non è solo teoria, ma è già successo.
In una grande città italiana, meno di un anno fa, l’Arcidiocesi aveva promosso un importante ritiro spirituale sul tema della fedeltà e della fedeltà di coppia, con riferimento anche alle relazioni omosessuali. Si trattava di un’occasione preziosa, in grado di dimostrare davvero che su quel ponte è possibile incontrarsi. Invece, a causa della pertinace e crudele opposizione di alcuni gruppi reazionari, peraltro rimasti nell’ombra, l’Arcivescovo ha deciso di sospendere l’iniziativa, che sembrava trasgredire le indicazioni teologiche e pastorali degli ultimi Pontefici.
In un’altra città italiana, il Vescovo -personalità influente nella CEI- ha pubblicamente sconfessato un gruppo di genitori cattolici di persone LGBT che da anni, nello spirito di Amoris laetitia, cerca di operare proprio nel senso indicato da Martin, promuovendo accoglienza, formazione ed informazione sul tema; il Vescovo ha diffidato i parroci e le comunità della diocesi dal prendere contatto con questi genitori, per motivi che però ha preferito non spiegare.
Antonio De Caro
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James Martin sj
Un ponte da costruire.
Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT
Marcianum, Venezia 2018, pp. 114
► Sintesi dei contenuti del volume a cura di A. De Caro
► Postfazione: Pastorale o dottrina? Un invito alla lettura (pp. 97-111)
D. Migliorini, Approfondimenti dottrinali?
G. Piva, Coltivare la spiritualità, nelle difficoltà
► Come le parrocchie possono accogliere le persone LGBT
Testo della relazione che p. J. Martin ha tenuto, il 23 agosto 2018, all’«Incontro Mondiale delle Famiglie» di Dublino (21-26 agosto 2018).