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L’ETICA DI PAPA FRANCESCO

Giannino Piana 

Tra i molti interventi che hanno caratterizzato questi anni di pontificato di papa Francesco non sono mancate prese di posizione nei confronti di alcune questioni morali di particolare attualità riguardanti sia la vita personale che sociale. E questo non soltanto in documenti di particolare rilevanza dottrinale e pastorale – è sufficiente ricordare a tale proposito l’esortazione apostolica Amoris laetitia e l’enciclica Laudato si’ – ma anche attraverso momenti informali come le omelie di Santa Marta o le interviste rilasciate ai giornalisti in occasione dei numerosi viaggi in varie parti del mondo.

Quale modello?
Al di là dei contenuti dei singoli interventi, una particolare attenzione merita Il modello etico al quale egli fa riferimento e che costituisce la chiave interpretativa dell’intero suo magistero. La preoccupazione da cui muove è di natura squisitamente pastorale e ha come criterio fondamentale la mediazione tra ideale e realtà. Papa Francesco non rinuncia a presentare (come avviene peraltro anche in altri ambiti del suo magistero) l’ideale evangelico in tutta la sua radicalità. Egli insiste infatti sulla bellezza del messaggio contenuto nel discorso della montagna – dalle “beatitudini” ai “ma io vi dico” – che ripropone con frequenza come il motivo ispiratore della condotta del cristiano, e ne rende trasparente la forza rivoluzionaria anche attraverso la propria testimonianza personale.

Ma, accanto al costante annuncio di questo ideale, che ha espressione compiuta nella sequela di Gesù, egli prende in seria considerazione le difficoltà che si incontrano nell’aderire al progetto evangelico e la distanza che sempre sussiste tra l’altezza della meta cui si è chiamati e la scarsa corrispondenza dei risultati raggiunti. Questo spinge il papa a fare proprio l’annuncio (peraltro anch’esso pienamente evangelico) della misericordia; di un Dio che nella persona di Gesù si è piegato sul peccato dell’uomo, riscattandolo con il perdono e offrendogli la possibilità del cambiamento.

A caratterizzare la proposta di papa Francesco è dunque un modello di “etica del compromesso”, la quale si misura costantemente con la realtà senza rinunciare alla tensione verso l’ideale di perfezione; un modello etico che conferisce all’esistenza cristiana il carattere di un cammino di permanente conversione. La gioia per il perdono ricevuto sottrae il credente a uno stato di colpevolizzazione paralizzante e diviene stimolo a rinnovare la propria condotta per renderla conforme al disegno divino.

Nel cuore della vita familiare
Questa prospettiva rende anzitutto ragione del significato che rivestono gli orientamenti di papa Francesco nei confronti di importanti questioni riguardanti la vita familiare e, più in generale, l’esercizio della sessualità. L’esortazione apostolica Amoris laetitia con la quale egli è intervenuto a conclusione dei due Sinodi sulla famiglia mentre illustra la grandezza della vocazione matrimoniale, non manca nello stesso tempo di rilevare la complessità delle situazioni in cui l’esperienza familiare si sviluppa e a mettere in luce gli ostacoli che i coniugi incontrano per mantenersi nella fedeltà all’ideale evangelico.

Con questo spirito il papa affronta dunque alcune situazioni “irregolari” come quelle legate alla separazione e al divorzio, offrendo importanti criteri di discernimento dei vari casi (non del tutto omologabili) che esigono trattamenti diversi e mettendo in discussione lo stato permanente di peccato dei divorziati risposati, nonché aprendo alla possibilità, sia pure ad alcune precise condizioni, che essi possano accedere ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Questa presa di posizione ha provocato, accanto a manifestazioni di plauso da parte della maggioranza dei fedeli, l’insorgenza di vivaci reazioni di dissenso di gruppi minoritari, i quali sono giunti fino ad accusarlo di avere stravolto la dottrina tradizionale della Chiesa.

Diverse (e meno significative) sono le posizioni assunte dal papa nei confronti dell’omosessualità e della contraccezione. Nel primo caso, al di là di affermazioni, pur assai rilevanti, come la famosa “chi sono io per giudicare?” e di una particolare premura pastorale, non è tuttavia presente un serio approccio ai nodi critici emergenti, primo fra tutti quello del riconoscimento della autenticità della relazione interpersonale. Nel secondo – quello della contraccezione – non si va oltre il silenzio nei confronti della affermazione solennemente ribadita dall’Humanae vitae di Paolo VI della sola possibilità di ricorso ai metodi naturali.

La questione ambientale
Ma l’interesse di Papa Francesco si è soprattutto rivolto alle questioni dell’etica sociale. Un posto privilegiato occupa a tale riguardo l’enciclica Laudato si’. Il concetto di “ecologia integrale”, che sta alla base di tale documento e che pone in stretta relazione cura dell’ambiente e giustizia sociale, viene declinato in modo efficace in una serie di riflessioni di carattere teologico-etico e socio-politico, le quali forniscono i presupposti per l’avvio di una vera rivoluzione culturale e sociale.

Il papa non manca di sviluppare anzitutto una riflessione di fondo sul rapporto uomo-natura, risalendo in particolare ai racconti della creazione (Gen 1-3), dove rispetto del mondo naturale e impegno trasformativo trovano il loro punto di equilibro – come la Laudato si’ suggerisce in modo suggestivo – nell’impegno a “custodire il giardino”, a preservarne cioè l’identità e insieme a coltivarlo perché diventi sempre più lussureggiante.

Questa prospettiva, che conduce al superamento tanto del riduzionismo culturale, per il quale non vi è limite all’intervento dell’uomo sulla natura, quanto a una forma di radicale naturalismo, da cui discende la sua sacralizzazione incondizionata, definisce con precisione il senso dell’attività umana e il progetto di società cui occorre dare vita.

Il modello di sviluppo
La stretta connessione tra deturpazione dell’ambiente, consumazione abnorme delle risorse naturali (molte delle quali non rinnovabili) e crescita delle diseguaglianze sociali esige che ci si impegni a promuovere un modello di sviluppo ecocompatibile ed equicompatibile. La critica serrata di papa Francesco al sistema neoliberista e all’ideologia tecnocratica per gli effetti devastanti prodotti sul piano ambientale e sociale impone che si mettano in atto interventi di radicale inversione di rotta.

Ma questo non basta. La possibilità di attivare un sistema economico-sociale alternativo è legata, da un lato, alla presenza di un’azione politica lungimirante e autorevole e, dall’altro, all’adozione di stili di vita ispirati a criteri di sobrietà, di riduzione dei consumi e di rivalutazione delle relazioni interumane e con la natura. Solo dall’adempimento di queste ultime condizioni è possibile procedere a una reale inversione di rotta in grado di restituire piena dignità ad ogni uomo, reagendo all’odierna cultura dell’indifferenza e dello scarto e trasmettendo alle future generazioni un mondo abitabile.

Una riflessione a vasto raggio dunque quella offerta da papa Francesco sulle questioni etiche. Pur con i limiti ricordati non si può negare che il suo magistero presenti, anche in questo campo aspetti di autentica novità, e rappresenti la pietra miliare di un cammino destinato ad aprire piste feconde per il futuro.

Giannino Piana
Già docente di etica cristiana alla Libera Università di Urbino e di etica ed economia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino.
Socio fondatore e membro del Gruppo di Riflessione e Proposta di Viandanti.

[pubblicato il 20 settembre 2020 – immagine ripresa dal sito newtuscia.it]

Articoli della serie Anno settimo del pontificato
A. Grillo, Francesco e l’azione liturgica
MD. Semeraro, La piramide rovesciata della santità
F. De Giorgi, Continuità e discontinuità
L. Sandri, Francesco e l’islam
M. Perroni, La sfida delle donne
G. Codrignani, Solitudine e opposizioni
B. Bignami, La liberazione dei poveri
M. Politi, Francesco. Geopolitica e profezia

3 Commenti su “L’ETICA DI PAPA FRANCESCO”

  1. Postilla: per dovere aggiungo una piccola informazione.
    Già Padre Ernesto Balducci, tragicamente scomparso nel 1992, aveva profeticamente scritto un libro circa l’impegno che gli esseri umani devono mettere per curare la loro “casa”.
    Il libro é “Pianeta Terra, casa comune” (Ed. Giunti – 2006 – Edizione realizzata con la collaborazione della Fondazione Ernesto Balducci).
    Un libro, se ancora si trova nelle librerie, che invito a leggere.

  2. Mi permetto un commento alla dotta e circostanziata disamina del Prof.G.Piana su “L’etica di Papa Francesco” e inizio dalla seconda parte dell’editoriale dove descrive la questione ambientale e il modello di sviluppo. Giustissimo parlare di “ecologia integrale”, così come oggi si parla di “uomo integrale” e in quanto tale nel doversi rapportare integralmente al mondo in cui vive e che lascerà ai posteri, come segno di presa di coscienza e di grande responsabilità. Purtroppo questi perentori inviti del Papa ben difficilmente sono stati e sono accolti dalle classi dirigenti a livello mondiale, nonostante le grida di tanti popoli che temono sinceramente e senza secondi fini che si arrivi ad un punto di non-ritorno.
    E francamente tutto ciò è disarmante.
    Grandi incontri dei capi di stato (Kyoto, Parigi) che si sono conclusi con un nulla di fatto, ognuno perseguendo la propria politica energetica secondo le proprie risorse, liberando materiale plastico negli oceani e nei fiumi, alterando l’equilibrio atmosferico. Qui non si tratta più di essere cattolici o no, si tratta che tutti si impegnino seriamente a tutti i livelli a “custodire il giardino”, che sia con la raccolta differenziata, col non bruciare più i boschi, con il rispetto del mare, col non edificare presso il corso dei fiumi o in riva al mare, e tanto altro ancora.
    La prima parte dell’editoriale mi vede coinvolto personalmente in quanto divorziato-risposato: ho seguito il Sinodo prima, durante e dopo, e come tanti ho aspettato la lettera conclusiva del Papa “Amoris laetitia”.
    Il Prof. Piana definisce la proposta del Papa un modello di “etica del compromesso”.
    Mi permetto invece di definire “Amoris laetitia” una lettera “gattopardiana”. In pratica, a mio modesto parere, il buon Papa Francesco nel corso del Sinodo si è reso conto della profonda divisione all’interno della chiesa circa l’argomento e piuttosto che dividere ha preferito cercare di unire (come diceva Papa Giovanni 23° “Cercate ciò che unisce, piuttosto che ciò che divide”), di amalgamare le varie opinioni.
    Il risultato è stato un approccio freddo, che ha lasciato freddi chi aspettava un salto di categoria.
    Il Card. C.M.Martini in una delle sue ultime interviste disse che la Chiesa è indietro di 200 anni e purtroppo siamo tutto sommato ancora fermi a quel punto, perché se ancora si fa riferimento alla “Humanae vitae” di Papa Paolo 6°, vuol dire che è profondo il distacco dalla realtà sociale, dal vissuto autentico dell’umanità.
    Grazie dell’attenzione.
    Dott. Rosario Carulli, medico ospedaliero
    Specialista in Anestesia e Rianimazione

  3. La mia opinione sull’importanza di papa Francesco nel tentativo immane di sopprimere la chiesa e in particolare quella romana dalla sua caratterizzazione – da Costantino e Teodosio – come struttura di potere sostanzialmente a servizio dei ceti dominanti sul piano economico e politico, dimentica della centralità del messaggio etico profetico dei profeti e caratterizzante il messaggio di Gesù nei vangeli tutto volutamente sbilanciato verso i deboli (messaggio riassunto dalla frase “misericordia voglio e non sacrifici”), si legge nel numero in stampa della rivista ‘il tetto’ al quale rinvio

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