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Gianni Manziega
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo" (Mt 13,44).
Nella riflessione che Papa Francesco ha proposto ai membri della Pontificia Commissione Biblica il 12 aprile 2013, ha esordito dicendo: «Le Sacre Scritture sono, come si sa, la testimonianza in forma scritta della Parola divina (...). La Parola di Dio precede ed eccede la Bibbia. È per questo che la nostra fede non ha al centro soltanto un libro, ma una storia di salvezza, e soprattutto una persona: Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne».
Una sovrapposizione impertinente È un fatto: quando si dice "Parola di Dio" si pensa immediatamente e unicamente alle Sacre Scritture. Non c'è dubbio, la Bibbia è Parola di Dio; più esattamente: nella Bibbia c'è Parola di Dio, che va ricercata nel testo, collocata all'interno di una lunghissima storia religiosa e culturale, la storia travagliata di un popolo, credente e ribelle, a cui Dio ha offerto la sua alleanza e ha manifestato la sua fedeltà attraverso interventi prodigiosi.
"Normalmente noi sovrapponiamo 'Parola di Dio' e 'Bibbia': quando diciamo 'Parola di Dio' intendiamo la Bibbia (le Sante Scritture), e quando diciamo 'Sante Scritture' intendiamo 'Parola di Dio'. Questa sovrapposizione non è pertinente (...). Dio parla in molti modi, ...
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