Sogno di Innocenzo III. Giotto(?), 1295-99. Basilica superiore di Assisi.

RIFORMARE O CONSERVARE: QUESTO NON È IL PROBLEMA!

Francesco Castelli  Sogno di Innocenzo III. Giotto(?), 1295-99. Basilica superiore di Assisi. È ormai da tempo che la parola “riforma” sembra dilagare nello spazio pubblico civile: non c’è giorno che trascorra senza che non si invochi dai più autorevoli pulpiti (laici) la “necessità di riforme” più o meno strutturali come premessa necessaria per superare in primis la crisi economica. L’esperienza recente della Grecia è, in questo senso, paradigmatica.  Una responsabilità di tutti Anche nello spazio ecclesiale, complice il fatto dell’elezione di un Vescovo di Roma venuto “dalla fine del mondo”, si fa sempre più crescente l’esigenza che, se la Chiesa vuole portare alle donne e agli uomini di oggi il messaggio dell’Evangelo in modo credibile, abbia necessità di una riforma delle sue istituzioni e –più ancora- dello stile di vita delle sue comunità. Ma come declinare questo verbo nello spazio ecclesiale? La riforma nella Chiesa è realizzabile attraverso una sorta di una più o meno riuscita operazione di “cosmesi giuridica”? È un “prodotto del diritto” la riforma della Chiesa? Oppure è “la moda” di questi tempi in cui vi è stato un cambio “inaspettato” alla guida della Chiesa universale? Il cambiamento può dipendere da un uomo sul quale sono puntati occhi e attese di molti? Il rischio che l’ormai imminente Sinodo ordinario dei Vescovi possa risolversi in un maquillage di regole e norme qua e là è alto. Diciamo subito: riforma nello spazio ecclesiale…non ha a che fare con il diritto! Mettersi in un cammino ...

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