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Mariangela Regoliosi
Nell’Invito al V Convegno Ecclesiale Nazionale si fa esplicito riferimento all’Umanesimo «classico», radicato nella «città di Firenze» «tra il XIV e il XVI secolo» e caratterizzato da un’«intima connessione tra la dipendenza dell’uomo da Dio e la sua capacità creativa»: connessione poi però interrotta attraverso «un processo di differenziazione interna all’umanesimo, che ha separato […] artificialmente creaturalità e creatività, teorizzando la libertà della seconda nella negazione della prima». A fronte di questa frattura, protrattasi nei secoli, la Chiesa cattolica ripropone il «cristianesimo quale principio sintetico dell’umanesimo», «la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivo di un nuovo umanesimo».
La complessità dell’Umanesimo
Coloro che hanno elaborato il progetto del Convegno hanno dunque introdotto il paragone con l’Umanesimo storico solo per contraddirlo e per contrapporvi il vero umanesimo radicato in Cristo. Ovviamente nessun cristiano può contestare che Cristo sia il fondamento dell’uomo nuovo. Quello che si può contestare, però, è la visione dell’Umanesimo che viene proposta e la sua negatività. Una più corretta e documentata conoscenza dell’Umanesimo permette infatti di valutarne tutti i reali valori e di ribaltare quindi in parte le premesse del Convegno: l’Umanesimo storico può legittimamente essere ripreso nell’attuale discorso ecclesiale come uno dei punti di riferimento del rinnovamento cristiano.
Innanzitutto va chiarito che cosa si intende storicamente per Umanesimo. Si tratta di un movimento ...