
IN PRIMO PIANO
Mirella Camera
Il dibattito che si sta sviluppando - non solo nella Chiesa in vista del Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre, ma anche sui giornali e nel web - a proposito della possibilità per i divorziati risposati di poter accedere alla comunione, riflette in un modo che si potrebbe dire esemplare tutta la complessità, la densità secolare e, soprattutto, la duplice natura, profetica e dottrinale insieme, del cattolicesimo.
Due poli in tensione continua
Le molte voci che si sono espresse sul tema [1] contengono tutte le sfumature possibili tra i due poli che da sempre caratterizzano la Chiesa: quello dell'interpretazione profetica del messaggio evangelico, che apre continuamente nuovi orizzonti dentro i cambiamenti della storia, e quello della sua stabilizzazione dottrinale che, invece, si è data il compito di mettere punti, disporre ancoraggi e delimitare gli spazi dentro i quali la comunità cristiana trova la definizione di sé.
Entrambi sono necessari per procedere, esattamente come un piede deve poggiare sul terreno, per dare stabilità al corpo, mentre l'altro deve osare sollevarsi, sfidare il momento del salto e andare oltre. È così che la Chiesa ha sempre camminato nei secoli: la profezia ha bisogno che la dottrina la sorregga per non perdere l'equilibrio, ma la dottrina rischia di restare immobile e pietrificata senza la profezia che la superi, rimettendola in gioco.
Nel caso specifico, questi due poli hanno trovato i loro portabandiera - ...