Home > Archivio > Editoriali > BOSE E IL SUO FUTURO
Stampa

BOSE
E IL SUO FUTURO

Alle molte voci che si sono levate attorno alla crisi di Bose, l’associazione “Viandanti” con la sua Rete aggiunge la propria.

Non riteniamo opportuno entrare nel merito del conflitto, o esporre orientamenti a favore o contro qualcuno, ma non possiamo tacere che di fronte a quanto di poco comprensibile è accaduto, come cristiani, siamo attraversati da molti sentimenti contrastanti per questo vogliamo condividere riflessioni e sentimenti che ci accomunano.

Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra grande riconoscenza a Enzo Bianchi e agli altri fratelli e sorelle della Comunità per aver dato vita ad una realtà laica e monastica, accogliente, ecumenica, centrata sulla Parola e sull’ Evangelo come regola di vita, capace di rinnovare in essenzialità e profondità il linguaggio e la pratica liturgica, in dialogo con il mondo e le culture, attenta a valorizzare la via estetica, a interrogare pensieri e autori divergenti, sempre con fedeltà ecclesiale.

Per questo saremmo profondamente addolorati se le vicende di questi mesi portassero a disperdere o ridimensionare questa grande ricchezza spirituale. Temiamo che le ferite, semmai rimarginate dal tempo, peseranno comunque sia all’interno di Bose sia sul sentimento delle persone che l’hanno conosciuta e frequentata.

Il “segreto” mantenuto attorno ai motivi dell’intervento vaticano non ha certo aiutato. C’è una distanza quasi incolmabile tra le forme civili del dialogo, del confronto, del giudizio, delle garanzie e la secretazione manifestata attorno a una vicenda che, pur esigendo la necessaria riservatezza a tutela delle persone coinvolte, travalica il “privato” della comunità stessa, investita, per ciò che rappresenta, da una responsabilità “pubblica”.

La gestione di quello che è stato presentato come un conflitto (“una situazione tesa e problematica nella nostra Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del Fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno”, Comunicato del 26.5.2020) avrebbe richiesto altre modalità di accompagnamento, invece di affidarsi a forme ispettive proprie di altri tempi[1]. Infatti, nel suo dipanarsi la vicenda ha purtroppo percorso una gradinata sempre più verso il basso, che ha portato tutti al livello della portineria. Ne fanno fede i vari comunicati su date, contratti di comodato, reciproche smentite.

Ci ha colpito il silenzio della Chiesa Italiana che nei vari livelli di responsabilità non ha preso pubblicamente la parola, almeno per esprimere vicinanza nella tribolazione a questi fratelli e sorelle; mentre l’episcopato locale non ha ritenuto di dire al Popolo di Dio con quale sollecitudine aveva seguito la comunità, da tempo attraversata da tensioni interne, e quale accompagnamento aveva operato o stava operando.

Purtroppo, si è riproposta, anche in questa stagione ecclesiale, la questione dell’autorità e del potere nella Chiesa, che stenta a trovare vie evangeliche nel comporre i conflitti di questo genere. Così, non solo nell’opinione pubblica, si conferma l’idea che la Chiesa eserciti, anche nella post-modernità un potere “inquisitorio e autoritario”. Mentre sappiamo che l’autorità nella Chiesa non può che essere, nella trasparenza delle forme, a servizio e in ascolto della comunità e della comunione.

Fino ad oggi tutta la “vicenda Bose”, al di là delle questioni personali, si è caratterizzata per l’inesistenza di informazioni ufficiali sulla sostanza di quanto il Vescovo di Roma e la Santa Sede prevedono per il futuro di Bose. Una riservatezza che fino ad ora non ha giovato da nessun punto di vista, perché ha alimentato solo dietrologie e soprattutto non ha aiutato un’autentica presa di coscienza da parte del Popolo di Dio. Ogni questione di grande rilievo che riguarda una comunità, come questa di cui stiamo scrivendo, non può mai essere una questione privata.

Nel comunicato di Bose del 26 maggio 2020, in un passaggio si legge: “Con lettera del Segretario di Stato al Priore e alla Comunità, inoltre, la Santa Sede ha tracciato un cammino di avvenire e di speranza, indicando le linee portanti di un processo di rinnovamento, che confidiamo infonderà rinnovato slancio alla nostra vita monastica ed ecumenica”.

Se per rispetto delle persone coinvolte non è opportuno chiedere la pubblicazione dei “Decreti singolari”, crediamo sia invece necessario che uno degli attori della vicenda renda pubblica la Lettera menzionata, in quanto è lì che si definisce il futuro che la Santa Sede vuole per Bose. Un futuro che riguarda non solo la Comunità, ma tutta la Chiesa.

Per questo, come Associazione e Rete di realtà laicali, abbiamo sentito l’urgenza di queste parole. Con la franchezza che crediamo necessaria, con la passione evangelica ed ecclesiale di cui siamo capaci e – ci auguriamo – con la vicinanza e il rispetto dovuti a chi sta vivendo questa difficile prova.

Parma, 28 marzo 2021

Associazione Viandanti – Consiglio direttivo
Rete dei Viandanti – Tra le realtà aderenti alla Rete hanno sottoscritto:
Casa della solidarietà – Quarrata (PT)
Città di Dio – Associazione ecumenica di cultura religiosa – Invorio (Novara)
Comunità del Cenacolo – Merano (BZ)
Finesettimana – Verbania (VB)
Gruppo Davide – Parma
Gruppo ecumenico donne – Verbania (VB)
Gruppo per il pluralismo e il dialogo – Verona
Itinerari e Incontri – Fonte Avellana (PU)
Manifesto4ottobre – Brindisi
Rivista “il foglio” – Torino
Rivista “Il Gallo” – Genova
Rivista “il tetto” – Napoli
Rivista “in dialogo” – Quarrata (PT)
Rivista “l’altrapagina” – Città di Castello (PG)
Rivista “Tempi di Fraternità” – Torino
RomanintornoallaParola  Roma

Adesioni individuali di membri dei Gruppi aderenti alla Rete
Alessandra Deoriti – Bologna

– – – – – – – –
[1]“Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà” (Evangelii gaudium, 226).

[Pubblicato il 30 marzo 2021]

10 Commenti su “BOSE
E IL SUO FUTURO”

  1. Sono molto grata all’Associazione Viandanti per aver dato voce a pensieri e sentimenti che durante questi mesi ho condiviso con alcuni amici di Napoli, scrivendo poi insieme una lettera di solidarietà a Enzo Bianchi. Ci è sempre stato chiaro che non si trattava di schierarsi da una parte o dall’altra come in una tifoseria, ma -come persone, come cittadini e come credenti- abbiamo sempre considerato inaccettabile questa modalità inquisitoria di intervento da parte della gerarchia vaticana e con lo “stile” oscuro e ambiguo che le è proprio. A maggior ragione ci ha molto amareggiato l’assordante silenzio dei vari gruppi ecclesiali e in particolare delle ex-comunità d base, di cui pure abbiamo fatto parte, condividendo le tematiche conciliari e i valori dell’ecumenismo. Ci siamo sentiti orfani di…Chiesa e il vostro documento ci ha aperto il cuore, facendoci ritrovare un’appartenenza!

  2. Nell’area dei cattolici “conciliari” tanta è stata la preoccupazione per l’affievolimento (o addirittura la scomparsa) del carisma e dell’esperienza di Bose quanta è stata l’esitazione nell’esprimere opinioni. Ma non si tratta di una questione “privata” la cui gestione è da lasciare al solo sistema ecclesiastico accettando il silenzio della Chiesa italiana . Bose è stata un’esperienza di comunità cristiana dalla forte ispirazione ecumenica ed è stata contrastata da chi voleva e vuole chiudere la vita cristiana in confini rigidi e non modificabili. La rete dei Viandanti ha rotto gli indugi e ha scritto un testo che “Noi Siamo Chiesa” condivide, in particolare dove deplora l’assenza di ascolto e l’uso di un potere inquisitoriale inaccettabile e unilaterale. Di seguito il testo dei Viandanti che potrebbe dare il via ad un nuovo protagonismo del popolo di Dio su una questione che lo coinvolge direttamente.
    Vittorio Bellavite , coordinatore nazionale di noi Siamo Chiesa

    Roma, 5 aprile 2021

    Mi aspettavo che papa Francesco facesse con Enzo Bianchi qualcosa di simile a quanto ha fatto col Card. Becciu.

  3. Credo che di Bose sappiamo molte cose: in primo luogo che, secondo l’attuale priore vi è stato una interferenza indebita del fondatore sulla gestione, non altro. Non abbiamo la voce dell’altra parte su questo (che anzi si dice stupita), ma anche se fosse vero, era il caso di chiedere un intervento disciplinare? E questa ispezione, invece di mediare e trovare soluzioni condivise, doveva procedere con un intervento unilaterale e molto penalizzante? E, visti i primi risultati, si doveva ribadire questa linea?
    Guardando ai fatti, questa linea è stata fallimentare e ha creato un danno che difficilmente sarà mai riparato: lo ha creato al Fondatore, a chi è stato colpito con lui perché lo ha sostenuto, lo ha creato alla comunità di Bose, che non sarà mai più la stessa, l’ha creato alla Chiesa tutta, ai rapporti ecumenici e ai rapporti con tutti coloro (anche non credenti) che hanno visto in Bose un’oasi di vita, autenticità e bellezza.
    Non si tratta quindi di prendere posizione per una parte o l’altra, ma di guardare i fatti. Questo modo di procedere, da tanti stigmatizzato, ha creato dei danni incalcolabili aggravando la situazione iniziale. Tutti coloro che ne sono responsabili dovrebbero dimettersi e riavviare una nuova situazione. Se questo non è possibile, dato lo stato dei rapporti, si dovrebbe permettere a chi vuole allontanarsi da Bose per creare un nuovo nucleo di poterlo fare senza penalizzazioni.

  4. Da Enzo Bianchi ho tratto sempre frutto. Ho ascoltato Luciano Manicardi una volta a Trento, invitato dalla Diocesi, confrontarsi con Chiara Saraceno sul tema della “complessità”. E’ un conflitto di potere, fra individui orgogliosi quello a cui assistiamo? A questo, troppo spesso, viene ridotta la politica anche da illustri giornalisti, con i lettori ridotti a spettatori che fischiano o applaudono. E se invece il punto di vista diverso fra i due monaci fosse su un tema complesso, sulla via da seguire per testimoniare oggi la fede cristiana in un’Europa post-secolare, quale nemmeno il Concilio Vaticano II poteva immaginare? Allora è di un confronto libero e aperto sul tema complesso che il popolo di Dio sente il bisogno. Per il bene di Bose e della Chiesa. Come esempio per la società intera, per i cristiani, e i cittadini tutti, che intendono la politica come partecipazione.

  5. La richiesta incalzante di spiegazioni e la pretesa di “voler sapere” rischia di apparire più frutto di una curiosità quasi morbosa che di una attenzione benevola verso tutte le persone implicate e ugualmente sofferenti nel rispetto della discrezione e del silenzio che situazioni così dolorose e difficili richiedono per essere sanate.

  6. Chiarezza e trasparenza dovrebbero essere le linee conduttrici in queste vicende per non ingenerare nella chiesa di Dio dubbi e sospetti che non ci siano lotte di potere! Purtroppo ancora oggi non abbiamo voci profetiche specialmente nell’episcopato. Se le condizioni per lo spostamento di Enzo sono quelle riportate non siamo troppo lontani dall’inquisizione! Non sono condizioni “umane”.

  7. Ho gia scritto una lettera (che potete trovare nel sito: http://www.unachiesaapiuvoci.it) in vista della Pasqua pensando a Bose -“Comunità”, inviata anche al priore Manicardi e al fondatore della stessa Enzo Bianchi, che pochissimi osano ad andare a trovare. La cosa ha poco di umano e tanto meno di evangelico. Ascoltare Enzo sarebbe il minimo che si dovrebbe fare e da parte delle Chiesa locale e da parte di Papa Francesco che ha firmato il decreto inappellabile e che ultimamente ha ricevuto Manicardi e Cencini.
    L’unico vescovo che ha incontrato l’attuale priore Luciano Manicardi ed Enzo Bianchi che da un anno (come è risaputo anche grazie ai comunicati dati ai giornali), vive ancora nel suo eremo da “disobbediente” e che avrebbe dovuto lasciare senza conoscere i motivi, è Mons. Bettazzi. Alcuni vescovi e cardinali hanno contatti telefonici o epistolari con il “disobbediente Enzo” e si sono adoperati chiedendo alla Segreteria del Vaticano di rivedere il provvedimento ritenendolo troppo pesante e incomprensibile, senza alcun esito positivo. Come credenti confidiamo che, anche a nome dei numerosissimi laici e diversamente credenti, da questa notte si passi quanto prima alla luce con qualche segno di Risurrezione e di vita nuova. Senza ulteriori sofferenze. don mario

  8. Trovo molto giusto chiedere dei chiarimenti, se non altro per non alimentare dubbi forse

    anche peggiori della realtà. Grazie. Maria Elettra Cugini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

IL GRANDE ERRORE:
IDENTIFICARE LA FEDE CON IL RITO

ISRAELE-PALESTINA:
UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE

LA SOCIETÀ DELL’ANALGESICO

DIGNITAS INFINITA
DICHIARAZIONE CIRCA LA DIGNITA’ UMANA

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie tecnici da parte nostra. [ info ]

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi