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LA CHIESA: SALE E LIEVITO O POTERE TRA I POTERI?

Christian Albini

I cristiani e la politica.
I cristiani e i signori dell’economia.
I cristiani e il sistema dell’informazione.
La Chiesa cattolica non sta su un pianeta lontano. Vive nella compagnia degli uomini, nelle nostre strade e piazze, mischiata alle nostre vicende che sono anche vicende di potere.
Che cosa significa essere discepoli del Signore Gesù, oggi, in questi contesti?

L’impotenza di Dio
Tutti gli sconfitti di oggi e di sempre, tutti gli esclusi, i calpestati, i derisi, i condannati a morte hanno Dio dalla loro parte, appartengono al suo Regno, quello di Cristo.
Al contrario, tutti coloro che nella Chiesa e nel mondo cercano dominio, prestigio, compiono violenze e discriminazioni, maneggiano patiboli, tutti costoro non appartengono al Regno di Cristo, rinnegano il Dio di Gesù Cristo.
Chi ha detto che Dio deve essere potente, rispettabile, intoccabile, punitivo? Molti lo hanno pensato, Gesù li ha smentiti.
«Se sei figlio di Dio, salva te stesso, scendi dalla croce».

La tentazione più grande e la supponenza del potere: Dio ha salvato noi proprio perché non ha salvato se stesso. Come se il silenzio e l’impotenza non fossero scelte di Dio. Scelte di nonviolenza e di amore. Dio è povero di tutto, tranne che di amore. Ha amato a tal punto la vita da perderla perché noi l’amassimo di più.
«Il mio regno non è di questo mondo», dice Gesù a Pilato. Alterità radicale di Dio rispetto ai nostri pensieri e alle nostre vie. Alterità radicale della croce rispetto alla logica del potere.

Quale Chiesa?
Tertulliano sosteneva che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. L’annuncio più credibile è il dono di sé.
«Non è quindi un caso – sosteneva don Agostino Cantoni, teologo e parroco cremasco – che nella storia mai chiesa fu tanto grande come quando fu povera, perseguitata, emarginata, solidale con gli ultimi di ogni segno, mentre mai chiesa fu tanto miserabile come quando fu ricca, potente, servita». Francesco d’Assisi ha sbalordito la Chiesa e il mondo riportando il cristianesimo alla sua identità originaria che è l’amore indiscriminato per i poveri; non a parole soltanto, ma con le sue scelte radicali.

Gesù stesso, alla vigilia della Passione, esorta gli apostoli a non porsi come i governanti del mondo.
Quando i cristiani competono con i poteri dei regni, finiscono per assimilarsi a loro. Chi lotta con il lupo, finisce per lottare come un lupo e per diventare come lui.

Con la lotta per le investiture, già nel Medioevo, il «potere spirituale», più che essere altro dal potere politico, è diventato il contrassegno del partito politico della Chiesa. Scriveva Thomas Merton: «Si considerava giusto che uno disprezzasse il mondo e al tempo stesso perseguisse i medesimi scopi del mondo, sia pure per motivi diversi. Pertanto, ciò che si disprezzava non era in realtà il “il mondo” come tale, ma una struttura politica rivale, semplicemente “il nostro avversario”. Il disprezzo per il mondo diventò non più disprezzo per gli obiettivi del mondo ma competizione con il mondo nelle sue stesse basi e per la conquista dello stesso potere, disprezzando i suoi motivi». Ricordo che l’immagine biblica del mondo non sta a significare una concezione negativa della realtà umana e della storia, ma indica tutti gli atteggiamenti contrapposti al messaggio evangelico, anche di marca religiosa.

Un ministero per i laici
Ho ricordato all’inizio del testo quelli che sono gli imperatori del nostro tempo. I credenti possono porsi in conflitto con essi, come un potere concorrente che cerca di imporsi dettando direttive e valori a cui gli altri si dovrebbero adeguare. Oppure, possono cercare di stabilire buoni rapporti, come un potere che si ricava un proprio ambito e persegue fini propri coesistendo con altri. Entrambi i casi sono tradimenti del Vangelo.

Ben diverso è essere presenti come lievito e sale nella società. Cercando nel discernimento e testimoniando un diverso rapporto con la politica, l’economia e l’informazione nella direzione del bene comune. Come fare della politica un servizio svolto nel dialogo con tutti e non l’affermazione di interessi personali o di parte? Come fare del denaro uno strumento per uno sviluppo sostenibile e condiviso, piuttosto che un fine a cui sacrificare i diritti della persona? Come fare dei mezzi di informazione opportunità di consapevolezza e conoscenza e non mezzi di manipolazione delle coscienze e dell’opinione pubblica?

Si tratta in poche parole, di maturare e vivere uno «stile», un modo di abitare il mondo e la storia, e non di acquisire peso nel mondo. Ed è un compito, potremmo dire un ministero, che spetta in particolare ai laici.

Christian Albini
Socio fondatore e membro del consiglio direttivo di Viandanti

1 Commento su “LA CHIESA: SALE E LIEVITO O POTERE TRA I POTERI?”

  1. Condivido naturalmente il pezzo, ma sono stufa di leggere e anche di scriverne- questo e di simili.
    Quando le scritture affermano che “i figli delle tenbre” sono più fattivi dei figli della luce volevano forse riferirisi alla nostra attuale condizione?
    Se parliamo per convincere noi stessi vuol dire che non siamo saldi nelle convinzioni; se parliamo per convicere altri vuol dire che vogliamo contarci prima di…
    Vorrrei poter scrivere prima di passare all’azione, ma… questa come la rivuluzione marxista pare rinviata sine die.
    Cosa posso proporre? Occupare le chiese, affiggere tesi che dimostrano come la Parola é stata tradita dalla curia, disertare le pompose e vauce cerimonie di culto, tempestare di mail i siti dei media cattolici?
    Non so, fate voi, ma agiamo perché il dialogo cercato con costanza e umiltà da tanti gruppi di cristiani critici é fallito: vedi nomina di Scola a Milano; ed è fallito perché non si può dialogare con chi é in malafede e cambia il significato delle parole.
    Se aspettiamo un segno, il segno siamo noi perché il carismo che Cristo ci ha lasciato ha fatto di ciascuno di noi profeta, sacerdote, salvatore.
    Concetta Centonze

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