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LA SOCIETÀ BIBLICA IN ITALIA
AL SERVIZIO ECUMENICO DELLA PAROLA

Luca Mazzinghi

La Bibbia è, o dovrebbe essere al centro, della vita di ogni chiesa e di ogni comunità cristiana. Per quanto riguarda la chiesa cattolica, che è anche quella a cui io appartengo, pesa ancora la pesante eredità delle proibizioni post-tridentine che chiusero la lettura della Scrittura al popolo di Dio, mentre solo i pochi che avevano il permesso di leggerla potevano farlo, purché nel latino della Vulgata. Si comprende così l’opposizione che nel corso del XIX secolo incontrarono le prime Società bibliche, il cui atto di nascita è l’8 marzo 1804 a Londra, in ambito protestante. In pochissimi anni queste Società si diffusero in Europa e fuori Europa, in Italia già fin dal 1808. Ma non mi soffermo qui a descriverne l’intera storia dato che può essere facilmente letta sul nostro sito, www.italiabiblica.it.

Dall’avversione alla collaborazione
Sino agli inizi del XX secolo, dal momento che queste Società avevano avuto origine nel mondo protestante, furono soprattutto per questa ragione apertamente avversate dalla chiesa cattolica e più volte condannate dai Pontefici, anche con parole dure.

D’altra parte, la nascita di nuove chiese in ambito protestante nel corso del XIX secolo e lo sviluppo di sensibilità teologiche spesso molto diverse non rese sempre facile il cammino delle Società bibliche neppure nello stesso ambito protestante e riformato.

Il clima cambiò radicalmente solo con il Concilio Vaticano II che rese possibile una reale collaborazione ecumenica con quella che allora si chiamava allora “Società Biblica Britannica e Forestiera” (SBBF) e che adesso è la Società Biblica in Italia. Della Società Biblica iniziarono così a far parte anche i cattolici, in misura minore anche alcuni ortodossi.

Il primo grande frutto di questa nuova stagione fu la pubblicazione della Traduzione Interconfessionale in lingua corrente, la ben nota TILC, il cui Nuovo Testamento fu pubblicato nel 1976, mentre l’Antico nel 1984, sotto la direzione, tra gli altri collaboratori, del valdese Renzo Bertalot, allora segretario della SBBF, e del cattolico Carlo Buzzetti.

Il pregio di questa traduzione, al di là della traduzione in se stessa che già nel modo di tradurre si discostava da quelle allora in uso in Italia, è il suo valore ecumenico: la TILC è infatti riconosciuta dalla maggior parte delle chiese protestanti in Italia e da quella cattolica.

Un’impegno ecumenico
Scopo dell’attuale Società biblica in Italia resta prima di tutto la traduzione e di conseguenza la diffusione delle Scritture. La Società Biblica sta completando, per le chiese protestanti italiane, la Bibbia Italiana della Riforma (BIR), la prima traduzione italiana protestante dopo le traduzioni storiche facenti capo alla Nuova Riveduta; è già uscito il volume relativo al Nuovo Testamento.

Di recente (2021) abbiamo poi pubblicato la cosiddetta Diglotta, ovvero una edizione Nuovo Testamento con il testo greco a fronte (il testo classico del Nestle-Aland 28° edizione) e, sulla pagina di destra, affiancate in due colonne parallele, la traduzione protestante della BIR e la traduzione ufficiale cattolica della Bibbia CEI 2008. E’ la prima volta che i due testi appaiono insieme, nello stesso volume e nella stessa pagina. Cosa di non poco conto, questa edizione, curata da Mario Cignoni,  è stata pubblicata da Claudiana grazie al contributo congiunto dell’otto per mille della chiesa valdese e al contributo della Conferenza episcopale italiana: un altro segno tangibile di ecumenismo.

La Traduzione Letteraria Ecumenica
Inoltre, stiamo portando a compimento il progetto già iniziato molti anni fa, della Traduzione Letteraria Ecumenica. Si tratta di una nuova traduzione della Bibbia, condotta con criteri di carattere letterario e di maggior fedeltà al testo originale.

Ma il vero pregio di questa nuova traduzione della Bibbia sta nel fatto che si tratta appunto di una traduzione ecumenica, come lo era già la TILC. Ogni libro biblico viene tradotto in coppia da un traduttore protestante e da uno cattolico e il tutto viene poi rivisto da un piccolo comitato anch’esso ecumenico.

Il Nuovo Testamento dovrebbe essere pronto entro il 2024 ed essere riconosciuto dalle diverse chiese cristiane in Italia, compreso quella cattolica. Il riconoscimento da parte delle chiese non è un atto formale: è in realtà un gesto importante e necessario per poter dire che su quella traduzione tutte le chiese che la riconoscono si incontrano, al di là delle possibili e molto spesso legittime diversità di interpretazione.

Al servizio della parola di Dio
Scopo della Società biblica è poi non solo la traduzione ma anche la diffusione delle Scritture, nel modo più largo possibile. Noi formiamo un’associazione piccola, senza alcuna pretesa di grandezza e senza nessun particolare potere, se non il mandato che ci danno le diverse chiese cristiane in Italia che ne fanno parte. Eppure cerchiamo di portare avanti con fiducia il nostro progetto.

Qui entrano in campo i nostri soci: chiunque può chiedere di far parte della Società biblica né sono richieste per questo particolari preparazioni esegetiche, ma soltanto il desiderio di mettersi al servizio della parola di Dio e della sua diffusione. Una buona occasione per chi desidera percorrere un cammino ecumenico autentico, che nasce a partire dalla Scrittura.

Luca Mazzinghi
Presidente Società Biblica in Italia

[pubblicato il 25 novembre 2022]

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