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Giancarla Codrignani
Dietro l'apparenza di un ritorno del “sacro”, tutte le religioni sono in crisi perché, ingessate nelle tradizioni remote, non reggono l'impatto con una trasformazione del mondo davvero epocale e con una globalizzazione che angoscia chi è vissuto fidando nella continuità di un benessere destinato a crescere soltanto per noi, ma spinge anche le Chiese a percepire con paura il trascinamento verso un futuro ignoto.
La cristallizzazione della dottrina
Per i cristiani il nuovo mondo apre una sfida disorientante, quella di poter sciogliere la cristallizzazione della dottrina, ancora influenzata dal Concilio di Trento. Chi crede non dovrebbe mai essere pessimista: in fondo eravamo in crisi anche, alla fine del Trecento, quando i Comuni stavano declinando e la gente vedeva oscurarsi le Virtù del Buon Governo dipinte in Palazzo Pubblico a Siena: non riusciva a tener dietro al dilatarsi del mercato, lamentava il disordine e diffidava dei giovani che si inventavano un umanesimo laico in contrasto con le “buone tradizioni cristiane”.
A quel tempo la cristianità era o indifferente o ribelle, mentre i Principi della Chiesa, a loro agio in qualunque modernità, non accettavano di riformare la dottrina, nonostante movimenti giudicati sovversivi da decenni lo chiedessero; ma Roma non rileggeva più il vangelo, non metteva al primo posto sorella povertà e non rinnovava sacramenti definiti per dogma, favorendo invece superstizioni assolutamente pagane, il culto delle reliquie, la venerazione dei santi, i pellegrinaggi. John Wyclif in ...