“SONO FORSE IO IL GUARDIANO DI MIO FRATELLO?”

Il clima non è dei migliori. Le ragioni dei piccoli egoismi, della sottocultura xenofoba e razzista, fino all’incitazione al disprezzo, quando non all’odio del diverso, sembrano essere uscite dai bar e aver trovato dignità anche tra esponenti delle istituzioni. Non solo in Italia. Nessuno sembra più capace di indignazione e di parole alte per aiutarci a restare umani, secondo l’invito di Vittorio Arrigoni, giornalista e attivista per la giustizia ucciso a Gaza da altri “sovranisti”.  Ritornano perciò alla mente le parole pronunciate dal Vescovo di Roma nell'omelia di Lampedusa dell'8 luglio 2013 e le due domande ripetute con insistenza: "Adamo, dove sei?, "Dov'è il tuo fratello?". Ma voci, con la forza della debolezza, che fanno proprio il grido del povero, iniziano a farsi sentire. Nelle settimane scorse è stata la volta dell’iniziativa della maglietta rossa per fermare l’”emorragia di umanità” (don Ciotti); della lettera del vescovo Bettazzi al presidente Conte; dell’appello di p. Zanotelli perché l’informazione rompa il silenzio sull’Africa, da cui provengono molti dei migranti che sbarcano sulle nostre coste o muoiono in mare [vedi qui] Ora prendono la parola altre realtà, parole che rilanciamo affinchè raggiungano molti. (V)

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Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti, promosso dai cosiddetti “preti di strada”. Il digiuno è iniziato martedì scorso, 10 luglio, e proseguirà per 10 giorni. Il gruppo è partito significativamente da p.za san ...

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